La console Nintendo Gameboy (anche conosciuta come Gameboy Classic o DMG-01) venne rilasciata nel 1989 e permise a Nintendo di iniziare il suo dominio nell’industria dei videogiochi portatili e non solo.
La novità di avere con te i tuoi personaggi preferiti ovunque ti trovassi era qualcosa che riscosse successo tra grandi e piccini, il Gameboy fu un successo immediato nonostante numerose revisioni hardware e varianti. Nel corso degli anni, nessun altro dispositivo a marchio Gameboy si sarebbe mai avvicinato al successo di vendite del “mattoncino grigio”, la console infatti venne venduta, tra le varie versioni in ben di 118 milioni di unità.
Tuttavia, il Game Boy non è stata la prima incursione di Nintendo nel settore dei giochi portatili, la società stava realizzando giochi con il marchio Game and Watch già nel 1980.
Vediamo quindi come è nata l’idea di una console portatile.
Non puoi parlare del Gameboy senza prima parlare di Gunpei Yokoi. Molto prima che Nintendo entrasse nell’industria dei videogiochi, Yokoi era solo un addetto alla manutenzione nella fabbrica “Hanafuda” (una società di carte da gioco di proprietà di Nintendo) e, nel tempo libero, gli piaceva progettare piccoli giocattoli e dispositivi per il proprio divertimento. Un giorno, mentre Hiroshi Yamaguchi (allora presidente di Nintendo) era in visita allo stabilimento, notò un dispositivo dall’aspetto piuttosto strano che Yokoi aveva realizzato: era un braccio estensibile per afferrare oggetti.
Impressionato, Yamauchi ordinò a Yokoi di realizzare un dispositivo adeguato alla produzione di massa che potesse essere pronto prima delle festività natalizie. Yokoi decise di chiamarlo il “ultra-hand” e riscosse un enorme successo per l’azienda. Di conseguenza, a Yokoi fu chiesto di continuare a lavorare sui progetti della divisione giocattoli per Nintendo e ne sviluppò molti altri nel corso della sua carriera. Sappiamo però che Nintendo non sarebbe rimasta nel settore dei giocattoli ancora a lungo, l’azienda avrebbe cambiato il suo focus principale nel 1974, anno in cui iniziò a produrre videogiochi.
Yokoi, a capo della divisione giocattoli, divenne uno dei primi designer di videogiochi dell’azienda, lavorando fianco a fianco con Shigeru Miyamoto (che ricordiamo per aver ideato prima Donkey Kong e poi Super Mario, originariamente noto come Jumpman) e continuò poi a lavorare per Nintendo fino al 1996.
Per quanto riguarda il Gameboy, le sue origini vengono fatte risalire a un viaggio in treno apparentemente normale: secondo la storia, Yokoi stava viaggiando quando vide a bordo del treno un uomo d’affari che giocava con una calcolatrice LCD per passare il tempo. Questa vista lo ispirò a creare un orologio in grado di funzionare anche come dispositivo per videogiochi portatile: da qui il nome “Game and Watch”. La serie di Game and Watch fece da precursore al Game Boy e rimase in vita dal 1980 al 1986; durante la sua storia vide una lunga serie di modelli che introdussero innovazioni in uso tuttora: l’ormai comune D-PAD apparve per la prima volta nella versione Game an Watch di Donkey Kong nel 1982, per non parlare del design a conchiglia multischermo che in seguito avrebbe ispirato la linea Nintendo DS e 3DS. La serie Game and Watch presentava protagonisti per lo più generici, sebbene alcune unità avevano personaggi Nintendo di spicco come Super Mario e Link di Legend of Zelda.
Un altro esempio di personaggio noto fu Mr. Damon che originariamente altro non era che una fusione di tutti i personaggi presenti nella serie di dispositivi portatili. La sua prima vera apparizione come l’illustre Mr. Game & Watch avvenne con Super Smash Bros sotto forma di personaggio giocabile e la sua mossa finale è stata ovviamente ispirata dalla serie originale.
Ora, mentre la serie di dispositivi portatili era sufficientemente popolare all’epoca, era chiaro che vi fossero alcuni difetti non trascurabili: il primo era che ogni dispositivo poteva riprodurre un solo gioco in quanto gli schermi LCD erano prestampati con immagini per integrare la necessità di grafica e per non parlare del fatto che i giochi stessi erano piuttosto rudimentali. Nel 1989 Nintendo iniziò a pensare che la serie Game and Watch stesse ormai diventando obsoleta.
Ciò, tuttavia, fu sufficiente per dimostrare che i giochi portatili potevano avere un ampio bacino di utenti.
Anche altre società se ne resero conto, SEGA si stava preparando a rilasciare la propria console portatile chiamata “The Game Gear” mentre Atari era impegnata a pubblicizzare il rilascio del loro palmare “Atari Lynx”, per non parlare di NEC con il “Turbo Express”. Nintendo dovette rispondere con qualcosa di proprio rischiando altrimenti di rimanere indietro nel mercato e così, sperando in un altro successo, venne affidato a Yokoi e alla ricerca e sviluppo il compito di creare un nuovo prodotto: il Gameboy.
Nella realizzazione del Gameboy si prese ispirazione dalla filosofia usata per il NES, la nuova console di Nintendo integrava uno slot per cartucce in modo che i giochi potessero essere acquistati separatamente e cambiati in pochi secondi risolvendo uno dei più grandi difetti del precedente Game and Watch: la necessità di acquistare un sistema completamente nuovo solo per giocare a un gioco diverso. Si utilizzò anche la stessa tipologia di controller, incluso l’ormai iconico D-PAD e quattro pulsanti frontali. Anche il suo design generale somigliava molto al NES, ad esempio nella vernice grigia con dettagli più scuri e una serie di rientranze sul retro che ne imitavano prese d’aria.
Originariamente la console doveva essere venduta come Dot Matrix Gameboy, nome che richiamava la tipologia di display utilizzato (da qui l’abbreviazione DMG-01 che si trova sul retro della console) ma venne poi deciso chiamarla semplicemente Gameboy considerato un nome più attraente per il pubblico.
Queste caratteristiche vennero stipate in una scatola piuttosto portatile e la filosofia di Yokoi usata durante lo sviluppo dell’hardware (chiamata “Lateral Thinking of Whitered Technology”) ovvero di evitare tecnologie più nuove, più complicate e più costose, per concentrarsi invece su come ottenere il meglio dell’hardware meno recente ma meglio conosciuto soprattutto dagli sviluppatori, consentì di produrre in serie ad un costo nettamente inferiore. Questo fu uno dei motivi principali per cui il Gameboy vendette così bene, nonostante fosse oggettivamente peggiore della concorrenza dal punto di vista tecnico.
I concorrenti, SEGA Game Gear, Atari Lynx e persino il NEC Turbo Express, presentavano tutti processori molto più potenti, schermi a colori, retroilluminazione e altro ancora, anche se sulla carta queste caratteristiche sembravano ottime, tutte avevano un costo: i dispositivi erano ingombranti e meno portatili del Game Boy e la durata della batteria era pessima, spesso richiedendo più batterie per meno tempo di gioco. Per non parlare del prezzo: queste unità erano nettamente più costose. Dal suo canto, il Gameboy era piuttosto semplice, utilizzava uno schermo LCD monocromatico, in grado di mostrare solo quattro diverse sfumature di un colore grigio verdastro e non vi era la retroilluminazione, il che non lasciava ai giocatori altra scelta, se non quella di trovare la propria fonte di luce per vedere chiaramente lo schermo, ma forse il punto più importante era il fatto che fosse la console più economica e che richiedeva meno batterie.
Yokoi sapeva bene che mantenere bassi i costi e massimizzare la durata della batteria sarebbe stato fondamentale se Nintendo avesse voluto conquistare il mercato dei dispositivi tascabili. Quindi, la console, il cui prezzo al momento del rilascio era di soli $90 (circa 220$ convertiti alla valuta attuale), la poneva in netto vantaggio rispetto alla concorrenza, tale prezzo era 60$ inferiore rispetto a Sega Game Gear, la metà rispetto all’Atari Lynx e ben 210$ in meno rispetto a NEC turbo Express (che all’epoca costava circa 730$ dei giorni nostri).
Per di più, il Gameboy era molto più portatile (anche se considerato ingombrante per gli standard odierni si riesce ancora a farlo stare in una tasca), cosa che non si può dire delle altre console portatili dei competitors. Utilizza inoltre solo quattro batterie AA mentre tutti gli altri ne usavano sei, arrivando a durare fino a 25 ore di gioco mentre i suoi concorrenti arrivavano a 5 ore nella migliore delle ipotesi.
Tuttavia, ciò non avrebbe avuto alcun significato se non vi fosse nulla che valesse la pena giocare e Nintendo aveva il titolo di lancio perfetto: Tetris.
Tetris era originariamente stato disegnato da Aleksej Leonidovič Pažitnov e ottenne un’enorme popolarità tra i giochi per PC. Henk Rogers, un imprenditore olandese trasferitosi in Giappone vide Tetris a una fiera a Las Vegas e rimase completamente innamorato del gioco a tal punto da acquisirne i diritti di pubblicazione e fu abbastanza esperto da approfittare dell’idea per l’imminente lancio del Gameboy. Si avvicinò quindi al capo di Nintendo America (all’epoca Minoru Arakawa) proponendo di fare di Tetris il pacchetto di lancio per il Gameboy in Nord America. Inizialmente Arakawa era scettico, Nintendo aveva già pianificato di spedire il Game Boy con Super Mario Land, ma Rogers ebbe la meglio con la sua ormai famosa citazione dicendo: “Un gioco di Mario serve a vendere il Gameboy ai ragazzi, con Tetris si vende a tutti”. In qualche modo Rogers riuscì a influenzare le menti di Arakawa e Tetris divenne il gioco incluso nel Gameboy al momento del rilascio.
Il rischio venne ripagato: Il Gameboy con Tetris prese d’assalto il mondo con oltre 40.000 unità vendute nel suo primo giorno. In tutto, la console ha venduto oltre 44 milioni di unità solo in Nord America. Con Tetris non molto indietro (venduto in 35 milioni di copie), la console fece appello a qualcosa in più degli appassionati di videogiochi medi dell’epoca, è stato riferito che il 46% dei possessori di Gameboy erano donne, un enorme balzo in avanti rispetto ai dati demografici di Nintendo. Nonostante il processore inferiore, lo schermo monocromatico e la mancanza di retroilluminazione, l’economicità del Gameboy unita alla sua invitante libreria di giochi fu sufficiente per catapultare il sistema alla fama mondiale e conquistare completamente il mercato.
Un altro vantaggio del Gameboy era la sua robustezza, un esemplare portatosi da un soldato americano sul campo di battaglia della guerra del Golfo resistette ad un’esplosione durante un bombardamento subendo solamente danni estetici, ma ancora perfettamente funzionante. Questo esemplare è stato persino esposto nel museo Nintendo di New York per diversi anni. Il Gameboy ha anche attraversato i confini culturali: nonostante i divieti del governo, dopo la Seconda guerra mondiale, la Corea del Sud impose un embargo sui prodotti giapponesi e, nel 1990, invece di vendere il dispositivo con il marchio Nintendo, lo ha fece a suo nome la società coreana Hyundai ribattezzandolo “The mini com boy”. Hyundai ha poi venduto diverse console giapponesi con nomi alternativi durante questo periodo, tra cui Genesis, NES, Master Game, Game Gear e Super Nintendo.
Sega, Atari e NEC non potevano semplicemente competere con il gioiello di Nintendo.
Ora, tutto questo non vuol dire che non ci fosse margine di miglioramento: Il Gameboy era solo l’inizio della storia di Nintendo nel mondo delle console portatili. Con l’intenzione di rilasciare diverse revisioni hardware e miglioramenti di quel dispositivo, a partire dal 1995 con la serie “Play It Loud” introdusse una serie di modifiche estetiche senza apportare alcun cambiamento a livello elettrico, la nuova serie presentava diversi gusci colorati tra cui, rosso, verde, giallo, nero, bianco, blu, e persino un modello completamente trasparente. Ma un anno dopo, nel 1996, Nintendo rilasciò la prima grande revisione del Gameboy chiamata Gameboy Pocket.
Il Game Boy Pocket era semplicemente una versione più piccola e più sottile del Game Boy, le dimensioni dello schermo sono vennero leggermente ridotte e il display sostituito con un modello in bianco e nero rispetto al colore grigio verdastro originale, questa versione richiedeva solo due batterie AA anziché 4, questa scelta limitava la durata dei dispositivi, ma poiché il nuovo modello non includeva ancora una retroilluminazione, era comunque possibile giocare fino a 10 ore prima di doverle sostituire. Nel complesso, il Gameboy Pocket fu una buona alternativa al Gameboy originale e il suo design più sottile lo rendeva molto più facile da trasportare.
Alla serie Gameboy vennero abbinati una infinità di accessori venduti separatamente tra cui il “Gameboy Pocket Sonar” realizzato da Bandai che utilizzava un vero sonar per localizzare i pesci sottomarini. Era il primo accessorio di gioco basato su sonar e venduto al dettaglio in Giappone per 14800 Yen (circa 115$ USA all’epoca), nella cartuccia era incluso anche un minigioco di pesca.
Un altro accessorio interessante fu il cavo di collegamento “Gameboy Link”. Questo cavo venne disegnato per poter collegare più console e farle funzionare in modalità multigiocatore, la connessione venne studiata per essere particolarmente robusta ed efficiente, il suo design ha avuto un impatto incredibile sul mondo anche oltre i videogiochi in quanto divenne la base per i connettori per cavi Apple Fireware, anche conosciuto come IEE.1394.
Tra le periferiche Gameboy più bizzarre c’è anche il Pedi Sedate, un dispositivo collegabile a un Gameboy e pensato per il campo medico, tramite una maschera facciale è in grado di distribuire NO2 ai bambini che giocano, il suo scopo generale era quello di ridurre lo stress quando i bambini avevano bisogno di essere sedati in vista di un’operazione.
Una interessante revisione fu nel 1998 ma fu una esclusiva giapponese: il Gameboy Light era leggermente più grande del Gameboy Pocket ma il suo successo era ovviamente il fatto che finalmente includeva uno schermo illuminato. Era solo disponibile solo in due colori oro e argento. L’unico peccato di questa versione di Gameboy è che non è mai arrivata al di fuori del Giappone, probabilmente perché Nintendo aveva altri piani e si stava preparando a rilasciare il più grande cambiamento al Game Boy, ma lo lasceremo per il prossimo episodio.
La fama del primo Gameboy fu devastante, la filosofia progettuale di Gunpei Yokoi di utilizzare la vecchia tecnologia per contenere i costi, insieme alla capacità di rilasciare software di successo come Tetris e Pokémon, ha davvero spinto il Gameboy a ottenere riconoscimenti in tutto il mondo, nel 2009 il Gameboy è stato inserito nella Hall of Fame internazionale dei giocattoli e i suoi giochi sono ancora venduti in formato digitale e giocate tuttora grazie al negozio online di Nintendo.
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