Situato nel cuore della paradisiaca Porto Rico, l’osservatorio di Radioastronomia di Arecibo vanta del più grande Radiotelescopio attualmente in funzione (304m di diametro, poco più della metà del radiotelescopio FAST che verrà inaugurato nella fine del 2016), la location lascia veramente senza fiato: immersa nel verde delle montagne portoricane, raggiungibile con una piccola stradina (mal) asfaltata con pendenze incredibili (alcuni tratti vanno necessariamente fatti con la prima o al massimo la seconda marcia inserite) si trova una piccola valle dove un gruppo di ricercatori studia lo spazio più profondo grazie alle microonde
Già nel parcheggio mi viene dato un foglio in cui mi invitano a spegnere tutti i dispositivi che emettono radiofrequenza
L’osservatorio si trova a circa 15Km nell’entroterra da Arecibo (circa 1 ora di auto da San Juan), già dalla strada si notano in lontananza le immense torri (alte 110m) che con 18 enormi tiranti sostengono una struttura triangolare di 900 tonnellate, in questa struttura “fluttuante” si trova il cuore del radiotelescopio, ovvero tutta la parte di trasmissione e ricezione dei segnali da e verso lo spazio, composta da diverse antenne che coprono frequenze tra i 50MHz e i 10GHz con una potenza massima di 10MW, il tutto in un bagno di elio liquido per tenere la loro temperatura più bassa possibile (vicina addirittura allo zero assouto).
La struttura occupa il fuoco di un immensa parabola di 305 metri di diametro composta da oltre 38’000 pannelli di alluminio sostenuta da una maglia di cavi di acciaio a circa un metro e mezzo dal suolo.
Per camminare su queste piastrelle durante le operazioni di manutenzione i tecnici devono indossare una particolare “suola” in modo che il peso del corpo sia distribuito su una superficie più ampia possibile
Durante i diversi cicloni che nel corso degli anni hanno colpito l’isola la struttura centrale dove si trovano tutte le strumentazioni viene allentata e lasciata dondolare in balia del vento, se così non fosse le raffiche riuscirebbero senza problemi a distruggere le torri che sorreggono la struttura. In caso di terremoto invece la composizione del terreno attenua notevolmente le onde sismiche facendo solo oscillare lievemente tutta la struttura.
Particolarmente curioso è l’array di antenne turnstyle nella parte inferiore della parabola di cui ahimè le guide non hanno saputo (o potuto) dare informazioni a riguardo
L’isola di Porto Rico è la location ottimale per questo tipo di ricerca in quanto trovandosi molto vicina all’equatore permette di osservare l’intero sistema solare, tuttavia non è abbastanza potente per poter studiare corpi celesti in un raggio maggiore a quello dove si trova Saturno.
La costruzione del telescopio di Arecibo iniziò grazie al professor William E. Gordon della Cornell University, che inizialmente intendeva utilizzarlo per studiare la ionosfera della Terra. Originariamente era previsto un riflettore parabolico fisso che puntava in una direzione fissa con una torre di 150 m con la strumentazione per il fuoco. Questo progetto avrebbe avuto un utilizzo molto limitato per altre potenziali aree di ricerca, come la scienza planetaria e la radioastronomia, le quali richiedevano l’abilità di puntare verso differenti posizioni nel cielo e inseguire queste posizioni per periodi estesi a causa della rotazione della Terra.
Ward Low, dell’Advanced Research Projects Agency (ARPA) eliminò questo difetto e mise Gordon in contatto con Air Force Cambridge Research Laboratory (AFCRL), a Boston, nel Massachusetts, dove un gruppo diretto da Phil Blacksmith stava lavorando sui riflettori sferici e un altro gruppo stava studiando la propagazione delle onde radio attraverso la più alta atmosfera. La Cornell University propose il progetto all’ARPA nell’estate del 1958 e nel novembre dell’anno successivo venne stipulato un contratto tra l’AFCRL e l’università. La costruzione incominciò nell’estate del 1960, con l’apertura ufficiale il 1º novembre 1963.
Oltre alla struttura del radiotelescopio è possibile visitare un piccolo museo che riporta i fatti principali della costruzione della stazione e numerose curiosità riguardanti lo spazio e le onde radio che emanano i diversi corpi celesti.
Il radiotelescopio di Arecibo ha prodotto importanti scoperte scientifiche. Il 7 aprile 1964, poco dopo l’inaugurazione, il gruppo di Gordon H. Pettengill determinò che il periodo di rotazione di Mercurio non era di 88 giorni, come era stato previsto, ma di soli 59 giorni. Nel 1968, la scoperta di Lovelace e altri della periodicità della nebulosa del Granchio (33 ms) fornì la prima evidenza fondata dell’esistenza delle stelle di neutroni nell’Universo. Nel 1974 Hulse e Taylor scoprirono la prima pulsar binaria PSR B1913+16, per la quale verrà poi assegnato loro il Premio Nobel per la fisica. Nel 1982 venne scoperta la prima millisecondpulsar, PSR J1937+21, da Don Backer, Shri Kulkarni e altri. Questo oggetto ruota su sé stesso 642 volte al secondo ed è rimasto fino al 2005 la pulsar più veloce conosciuta.
Nell’agosto del 1989 si ottenne la prima immagine diretta di un asteroide nella storia: il 4769 Castalia. Nell’anno seguente, l’astronomo polacco Aleksander Wolszczan scoprì la pulsar PSR B1257+12 in orbita alla quale vennero poi trovati tre pianeti (e una possibile cometa). Questi furono i primi pianeti extrasolari scoperti. Nel 1994, John Harmon utilizzò il radiotelescopio per mappare la distribuzione del ghiaccio nei poli di Mercurio.
Grazie al progetto SETI@home (cui vi invito a partecipare) è stata scoperta nel 1º settembre 2004 la Sorgente radio SHGb02+14a, una possibile fonte extraterrestre. La sorgente radio è stata osservata per tre volte a una frequenza di 1420 MHz.
Nel 1974 con il radiotelescopio venne trasmesso verso l’ammasso globulare M13 (distante circa 25.000 anni luce) il messaggio di Arecibo, un tentativo di comunicare con forme di vita extraterrestri. Si trattava di un modello a 1.679 bit di uni e zeri che definiscono un’immagine bitmap di 23×73 pixel la quale include numeri, figure stilizzate, formule chimiche e un’immagine stilizzata dello stesso telescopio.
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bellissimo!! Molto interessante anche se spiegato in inglese!
Sono una astrofila e ho seguito vari corsi.
Negli anni ho cercato di vedere le eclissi totali di sole in vari paesi (Madagascar, Rodi, Cina ).
Spero di poter venire un giorno a visitare questa meraviglia creata dall’uomo.
Ciao! Grazie per il tuo commento, ti auguro di visitarlo presto, ne vale veramente la pena! Complimenti per il tuo hobby, non sono al livello di astrofilo ma penso che chiunque rimanga affascinato di fronte alla volta celeste!