Quando il valore affettivo supera quello economico

Penso sarà capitato a tutti di girare in un mercatino, sia online che fisico e rimanere sorpresi dalle quotazioni di mercato delle apparecchiature usate, soprattutto se di surplus militare. Vi lascio qualche considerazione personale che mi piacerebbe discutere con voi.

Il surplus militare

 

Nel gennaio 2019 ho trovato da un radioamatore di Mantova due ricetrasmettitori risalenti alla seconda guerra mondiale, un BC-654 (di cui vi ho raccontato in Completato il restauro del BC-654) e un Wireless Set n°19 (qui: Wireless Set N°19 e BC-654), due apparati con relativi alimentatori ed accessori acquistati per 60€, un prezzo più che ragionevole visto che hanno ormai la bellezza di oltre 80 anni sulle spalle e dei trascorsi sconosciuti (nemmeno il precedente proprietario sapeva dove e come fosse arrivato nel suo garage). Una volta portati a casa ho lavorato qualche mese per farli ritornare funzionanti, sostituendo condensatori, pulendo contatti e così via, una volta messi in moto, attacco l’antenna e bzzzz….. giro il VFO avanti ed indietro e si fanno sentire solo un paio di stazioni, tra cui Radio Charlestone International. Incuriosito dalle prestazioni tutto tranne che eccellenti apro il manuale utente del BC-654 e leggo:

  • Sensitivity in microvolts: 1.0 (a 3800Kc – modo CW), 4.5 (a 3800Kc – modo AM)

Ok, forse la sensibilità non sarà il suo forte… Stabilità?

  • Frequency stability: 300 cicli (max 500 cicli)
  • Frequency Deviation from Dial Calibration: ± 5 kc

Nemmeno quella ci stupisce, se valutiamo il valore medio parliamo di uno slittamento di 300Hz a 3,8MHz, tralasciamo la deviazione dalla frequenza sintonizzata perché abbiamo una scala parlante meccanica e ci dobbiamo accontentare. Da questi dati però abbiamo capito il motivo per cui senza un antenna particolarmente performante riceviamo solo poche stazioni con segnale sufficientemente elevato, ricordando poi che dopo 80 anni tutti i componenti hanno un naturale degrado causato dal tempo e quindi avere i valori di fabbrica sarebbe oro!

D’altra parte non ci potevamo aspettare chissà cosa, parliamo di attrezzature il cui scopo principale era di comunicare dal carro armato alla fanteria e viceversa, la loro principale caratteristica era quella di essere robusti ed affidabili oltre a poter essere facilmente aggiustati e ri-tarati in caso di malfunzionamento, tutte caratteristiche che sono ben distanti dal poter descrivere un apparato sensibile e stabile.

L’esempio che ho fatto ovviamente si riferisce ad un caso specifico ed una esperienza personale ma se provate a cercare i datasheet dell’epoca vedrete che l’ordine di grandezza è quello che vi ho indicato qualche riga fa, per i più curiosi potete trovare l’articolo del restauro qui: Completato il restauro del BC-654.

Le radio vecchie

Ci siamo passati tutti, si prende la patente e tutti gasati si cerca l’affare: la radio HF con cui perdere la verginità dell’etere.

Si punta la sveglia al sorgere del sole e alle prime luci si è in fila a Montichiari (inutilmente perché la fiera apre alle 9 ma questo noi non lo diciamo…) l’attesa è tanta, da mesi mettiamo da parte qualche mancia o pochi spicci raccimolati in giro in attesa di un bel apparato decametrico su cui mettere le mani, i primi banchetti che si incontrano sono dei noti venditori italiani, si passa dai multimarca a quelli dedicati, mille luci, display colorati, stand con brochure e gadget, ti avvicini chiedendo in cambio di quanta pecunia puoi ottenere quella meraviglia tecnologica e GASP! circa tre volte il nostro budget, sconsolati (dopo essersi scolati un bianchino) proseguiamo tra le fila di banchi addentrandoci nel mondo del usato. L’usato di Montichiari è da sempre un terno al lotto, gli apparati vengono presentati tutti imbellettati e arrotolati nel cellophane come le bistecchine a casa della nonna e guarda caso sono tutti “usati solo in ricezione” rigorosamente “di non fumatore” o ancora di “radioamatore deceduto”, se poi abbiamo “con scatolo originale!” l’abbiamo fatta completa. Vabeh, non si cava un ragno dal buco, con 400 euro riusciamo a portarci a casa un ricetrasmettitore adeguato alle nostre tasche (non ho detto “quello che cercavamo”, l’idea di vivere a pane e cipolle non ci fa impazzire) e passato lo shock iniziale ritorniamo al QTH.

 

 

A casa avevamo già preparato la stazione in pompa magna, con tanto di tappeto rosso sulla scrivania e cavi pronti solo da collegare, attacchiamo la spina di alimentazione, l’antenna e shhhhh… ok, almeno si accende, andiamo in venti metri USB, giriamo un po’ il VFO ed ecco un sacco di segnali: chi ha perso il cane nell’etere e lo cerca fischiettando qua e la, marconisti da tutto il mondo (ma la telegrafia non la sappiamo, per ora possiamo solo immaginare ci sia chissà quale DX, sui punti e linee ci lavoreremo in futuro).

Mettiamo per un attimo la radio da parte ed andiamo a cena, torneremo più tardi a vedere se il solito salottino serale si presenta sul CH35.

Rieccoci, sono le 21 circa, ora del QSO locale, la frequenza è sempre la stessa e sentiamo tutte le voci note, premiamo il PTT per un saluto ma nessuno risponde, riproviamo ancora e nulla. Dopo un po’ qualcuno sentenza “ma chi è che mette la portante senza parlare?”.

Ci cadono le bobine.

Tanto denaro messo da parte e poi buttato così in un apparato che non modula. Scolleghiamo tutto, spostiamo la radio sul banco di lavoro e facciamo qualche prova su carico fittizio, in banda laterale non esce potenza mentre in FM niente modulazione, cominciamo a seguire le piste con schema alla mano partendo dal microfono e pare che il segnale si interrompa al potenziometro della regolazione guadagno microfonico, la BF va al connettore che porta al pannello frontale ma poi non ritorna più nulla. Non sappiamo se essere felici per il fatto che sia un componente banale o se essere disperati per il fatto che dobbiamo smontare completamente il pannello frontale per arrivare alla scheda su cui sono montate tutte le regolazioni.

Tra mille e più imprecazioni riusciamo a sostituirlo e in un paio di settimane riusciamo ad avere la nostra radio in piena funzionalità.

La morale della favola

Quella appena raccontata è stata la storia di come è iniziata la mia esperienza radio (ovviamente un po’ romanzata) ma credo rispecchi il percorso che tutti i giovani radioamatori squattrinati seguono non appena riescono a mettere da parte una piccola somma per iniziare il proprio hobby. Quando le disponibilità economiche sono aumentate il passaggio è stato piuttosto rapido verso apparati nuovi e di moderna concezione (in particolare mi hanno sempre colpito gli SDR con tutte le possibilità che offrono), gli apparati più vetusti rimangono ancora lì, non ho alcuna intenzione di venderli, più per il valore affettivo che quello economico.

Continuo comunque a frequentare mercatini di ogni tipo e a vedere le cifre folli a cui vengono venduti apparati che sembra assumano valore solo perché già spellicolati da un altra persona, forse dovremmo cercare di analizzare oggettivamente la situazione e valutare ciò che stiamo vendendo al fine di attribuirgli un costo congruo all’epoca ed alle caratteristiche (ormai perse da tempo) e non basandoci unicamente sulla frase “eh ma quando l’ho preso nel 1980 costava ben tre milioni e mezzo!” visto che anche smartphone e computer fino a pochi anni fa costavano cifre esorbitanti per caratteristiche superate anche dalla più basilare calcolatrice in vendita oggi o peggio ancora di apparati trafugati o abbandonati in basi militari dalla chiusura di numerose basi NATO sul finire del millennio scorso (se li hanno abbandonati forse forse un motivo lo avevano…).

Non mi credete? ecco qualche esempio:

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, alla prossima scacciavitata!

 

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